L’ OSPITE DEL SILENZIO
Uchì a se vìf in blanc e negre e a
Se goza a colours
Federico Tavan
Ho un funerale in testa, cammino tutti i giorni con il diavolo al mio fianco, mi viene da vomitare e gli occhi mi escono dalle orbite .
Ho la pressione sotto i piedi e mi trascino in mezzo a grosse macchine lucidate che sembrano carri funebri.
La gente ha negli occhi il delirio e l’abisso della sofferenza e della propria fine intrisa di amarezza e solitudine .
Mi cibo di sigarette velenose e ascolto discorsi sui cadaveri delle guerre, mi perdo in questi labirinti luminosi , non c’e’ un posto dove rifugiarsi , sono al vento totalmente e ferocemente , questa e’ la wild side su cui bisogna passeggiare per diventare uomini , per diventare umani; forse un giorno quando quest’umanita’ scalcinata avra’ espresso tutto il suo potenziale fasullo saremo in grado di riconoscere i fratelli.
Nel mentre siamo tutti piu’ o meno consapevolmente delle cavie in balia dei grandi maestri della notte che sperimentano sul dolore le proprie capacita’ onnipotenti .
Hanno dita a forma di bisturi con cui tagliare il tuo cordone ombelicale attaccato alla radice della terra.
Ti osservo sparire in un corridoio spaventoso e disumano con la coperta che hai portato da una vecchia citta’ dove abitavi e ti scalda l’anima per quel poco necessario a non mostrare la paura al resto del mondo.
La carogna mi sale dalle viscere fino alla testa , l’uomo in fondo alla stanza mi guarda e comincia ad urlare con il telino al suo fianco verde di bile …io non ho niente da mostrargli se non il mio sguardo stanco , inopportuno e le mani inutili che vorrebbero essere piu’ pratiche ma non sanno esserlo.
Ho il sentore che tutto questo baraccone da un momento all’altro crollera’ nel malaffare mentre dormiamo in sogni masturbatori , traditori o perdiamo tempo in puerili discussioni, in antalgiche serate , algide e diffidenti da bellimbusti americani .
Gli scheletri irrequieti sono usciti dagli armadi sorridenti strappano un’amicizia al vento che come una donna impaurita se ne va da una parte all’altra del marciapiede .
Le braccia hanno lividi bluastri e buchi per le infiltrazioni di morfina che rincoglioniscono e stordiscono i cavalli ed i corpi martoriati dai simpatici avventurieri .
Sacchi in spalla vengono portati in spalla sui binari secchi dagli spazzini disgraziati che all’alba inseguono il tram della sventura con le porte chiuse e le luci abbassate guidato da un becchino con una bandana bianca in cerca di palline colorate per il suo party nell’ umida cantina piena di vergini in vestaglia che giocano a nascondino fra le ragnatele .
I volti degli incisi cambiano forma ed espressione , diventano gonfi, enormi , itterici o pallidi visi di giganteschi pupazzi per un palcoscenico di lenzuola e gommapiuma.
Urlano le membra sanguinanti e disidratate conformi a sopportare il cinismo di pochi potenti .
Vogliosi e petulanti sacerdoti incombono sulla scena con le loro vesti glabre mischiandosi al delirio e infondendo le loro speranze nere miste a vaselina usata per oliare il loro potere buono e mestierante .
Le macchie mi sporcano le vesti chiare e sento il bisogno di nuovi sapori per le passate vergogne .
E’ caotica e simile ad un deserto , un andirivieni di odori disperati; una debole luce entra nel desolato parcheggio mattutino .
E’ vergogna debolezza , ossa rotte e magrezza indicibile infiltrate da liquidi di vitale importanza , macellai pazzi chiudono i battenti con rabbia e volgarita’ esperti nella pratica della seduzione mangiano gli intestini delle capre.
A volte i volti si sgonfiano permettendo alle mandibole movimenti piu’ ampi e leggeri , le ferite si cicatrizzano , i colori tornano sereni e meno autunnali , le membra si rilassano e si sta in piedi barcollando.
Quelli vestiti di nero hanno sempre scarpe pesanti ma non fanno paura cercano indizi fra le povere cose e vibrano nervosamente .
Usano le poche energie rimastigli , i cercatori di speranza muovendosi come ali di farfalla fra petali giganteschi di fiori giapponesi.
Ho sentito che gridavi disperato il nome di tuo padre sul letto di tristezza e non ho saputo accontentare le richieste.
Di notte passa la morte lasciando sul tavolo l’opulenza contadina , un piatto di sardine, castagne e lenticchie portafortuna.
Qui i bambini non entrano, non so se e’ un bene o un male forse potrebbero stare per pochi minuti giusto il tempo di non invecchiare e dimenticarsi i giocattoli in giro .
Le finestre hanno ampie vetrate appannate fin quasi a mezzogiorno , a volte entrano ventate di felicita’ che si spargono fin dentro l’odore acre dei gabinetti , a volte restano serrate e l’odore della liberta’ resta imprigionato per ore .
E’ poco rigoglioso il giardino di piante deserto direi eppur di acqua non ne manca , ma e’ stato deciso il contrario e bisogna adeguarsi ai tempi dove i tram illuminati a festa girano come fantasmi per vie abbandonate.
Il maiale e’ stato fatto a pezzi dai macellai e ogni disperato ne riceve delle foglie alle ore prestabilite accompagnato da poche erbe aromatiche e annaffiato con liquido economico , il tutto per veleggiare al riparo dal freddo per qualche ora.
Vedo lividi sull’orlo di una crisi di nervi , grassi e verdastri , bile invecchiata in botti di rovere , vene che scoppiano e montagne di rifiuti scaduti…pasto per i topi.
Genuflessi ai piedi di altrui saperi ci si circonda di giocattoli e poveri averi .
Borbottano le macchine del caffe’ e i macchinari , elettrodomestici moderni per moderne mogli e cameriere del pulito.
Fragili ossa cercano di addolorarsi meno su tubicini affilati e liquidi incastrati nelle cavita’ addormentate sopra muscoli stanchi e rossi .
Pavimenti scuri su cui si trascinano storditi e voraci d’affetto pericolosamente instabili vittime di un insana giostra di micidiali ingranaggi , feroci circoli oliati e pericolosi.
Cuscini ai bordi del letto accatastati e malconci aspettano nuovi ingressi mentre sacchetti pieni di pus e aria sgonfiano sofferenti membra colpite in pieno come da una raffica di mitra.
Vetri nel tuo corpo da donna cannone enorme anche per un quadro di Botero ; instabile, immobile, pesante, quasi ingombrante in un letto costruito appositamente , so cosa stai pensando : ad una camminata lungo una spiaggia assolata a raccogliere conchiglie e guardare le barche dei pescatori piene di reti .
Aspetti un marinaio che ti ricopra il corpo d’olio abbronzante e ti racconti i suoi viaggi sull’oceano a contare le sirene e le notti , le stelle vere e quelle false, i porti pieni di luci e le meraviglie delle onde all’alba.
Viaggiano a velocita’ da crociera le borse appese come trionfi agli alberi vicini alle dimore con estrema lentezza e scendono alimentando le speranze.
Mi dice di buttarmi la vocina interiore , ma non le do ascolto e lancio le sigarette in alto, conosco in parte i tuoi occhi da trenino per bambini costruito a mano con amore..
E’ difficile svegliarsi e scendere dal letto dopo una nottata di lamentazioni e sogni interrotti, ci si arrotola tra le coperte come dei piccoli ragni senza ragnatela : c’e’ ancora un piccolo spazio di torpore da difendere e si respira a fatica in un presente disconnesso e virtuale, ingombrante e in bilico.