IL CAFFE’
Il bar sospende il giro delle grappe ad avvinazzati utenti senza piu’ voglia d’alzarsi per andare al bancone
Il colore del liquido e’ come essere ciechi in un tunnel pieno di macchine ed operai al lavoro.
Mi siedo nel buio totale e assaporo il tuo corpo mischiandolo con zucchero di canna e rum .
E’ come un pomeriggio tropicale questo caffe’ nero che deve durare un’ ora per stare con lei fingendo che l’ amore non mi faccia del male.
Sorseggio piano dalla tazza affiancandolo ad una sigaretta… odiato come un portoricano, per mischiarne il gusto dolce amaro della trasgressione.
Il suo bacio velenoso mi scuote come un adolescente e avrei voglia d’accarezzarti le gambe di nascosto sotto il tavolo dolcemente mentre gli avventori sono distratti.
Un po’ di liquido nero finisce sulla tovaglia e la inonda come del petrolio … ne prendo un po’ fra le dita e mi profumo il collo sperando che tu ti avvicini per assaggiarne il sapore mischiato alla mia pelle .
Sul tavolo rimane la tazza abbandonata al suo tepore e cerco di scaldarmi le mani infreddolite dalla tua distanza .
Il barman intanto butta i fondi del caffe’ che faranno crescere i fiori per gli innamorati , piante enormi….baobab sotto cui nascondersi per gli amplessi.
Persone che giocano con i sentimenti stanno sulla porta profumate e infighettate con grossi buttafuori…
Ormai il bar e’ pieno, non ti sento piu’ parlare, solo il vapore della macchina del caffe’ emette un suono che mi e’ familiare.
Assaporarne il gusto nero e’ come il ricordo di una vecchia vittoria quando da bambini c’era meno paura di giocare e si correva sotto i tavoli scherzando con i grandi per le loro seriose discussioni e li si faceva incazzare.
Così lascio che il bollore raggiunga lo stomaco soddisfatto dell’arrivo di questo inaspettato ospite.
Assonnato del tuo servizio e consapevolmente in ritardo recupero il tempo forzando le porte del cambiamento ….assisto all’ordinaria follia mattutina dei maestri dell’ordine e del disordine mentale, urlanti e volgari cafoni maldestri.
Le cantine sono piene di vino rosso da assaggiare a sorsi per brindare con donne straniere che sanno cosa significa amare e non soltanto avere oggetti per le proprie borse portate a tracolla.
Ho voglia d’assaggiare il tuo sapore così scordo che uomini invidiosi ancora mi rincorrono….se-taccio il confine che mi separa dall’amore e sollevo le paure oltre l’ignoto costringendole ad allentare la presa.
Scatole di cartone avanzano verso di me portando bottiglie liquorose…come in un bar demode’ da cui proviene rumore ed odore di marmellata raccolta al vento ancestrale.
Mantengo e non tocco il mio nome e la corteccia dell’albero sapendo da tempo che la siepe incontra il suo labirinto nel mentre di una corsa verso la liberta’.
Il tabacco che porti in tasca con te profuma di vittoria, cicatrici di lavoratori sudati, brocche d’acqua , infanzia, ospitalita’ e gesta confortanti.
Vegliano le orge i superbi conoscitori di scambi… orge nel parcheggio per coppie di lusso con macchine di lusso e sborra cattiva usata e riciclata a buon prezzo.
Vorrei un sipario di conoscenza al posto dell’orrore mattutino che invade la coscienza abbandonata al proprio sortilegio.
Conosco l’effetto dei temporali sulle sentinelle alzate al venti da selvaggi odori di caramelle succhiate da vecchi ingordi di storie dette e ridette da televisori rotti dove a malapena scorrono immagini.
Ho la sensazione di vomitare acqua di mare, wiskj e sigarette…numerose in giro per terra e ci vorrebbero ore per raccattarle.
Cammino in obliquo, un po’ ubriaco, come un animale ferito in cerca di essere coccolato dal desiderio di altri.
Sperimento la rabbia dei cani che mi ricordano l’impotenza rispetto ad un destino metereopatico che si presenta sotto forma di dejavu.
A volte ci vuole un bar perche’ piu’ mi isolo e piu’ vorrei isolarmi.
Mi immagino in posti differenti da quello reale ..e’ una sensazione virtuale, strana, inquietante ed allo stesso tempo piacevole.
Dire bugie e’ una specie di fuga dal treno infuriato che ci viene addosso perche’ non sempre va bene la neutralita’ .
Il tuo volto mi appare e capisco che la bellezza puo’ esistere ma sene va in fretta come una citazione che nessuno capisce.
E’ difficile comprendere cosa e chi comanda quando tutto si confonde in coriandoli e la festa lascia il posto ad un circo di giostre e cavalli vuoti.
Resto fermo….cosi’….ascoltandomi il polso… e la porto in un porto senza musica dove l’unica musica e’ il rumore del camion che porta via la spazzatura.
Si passeggia ancora nel parco, scalzi, telefonando ad un amico per non cedere alla tentazione di mollare tutto, per credere che si puo’ sfuggire alla sfortuna, per non essere patetici, per non diventare subumani.
Sento le opinioni degli altri come coltelli pronti ad essere scagliati al vento….
Le persone mi guardano come un extraterrestre e fuggo tra spaesamento, nichilismo e deserto circondato dal destino.
Per reagire dovrei prendere uno zaino, lasciare le certezze, va bene qualsiasi cosa, quantomeno non si abita in svizzera dove tutto e’ sotto controllo.
Le strategie per sfuggire ad un amore non voluto sono molte…basta farsi odiare.
Tradisco, tracanno mentre loro impietosiscono ma non muovono paglia gli alfieri del minuscolo giardino che si sentono a casa e sporcano di merda il passaggio-paesaggio.
Adoro la lentezza che mi permette di starti a fianco e scambiare parole che abbiano ancora un senso come forma di solidarieta’.
Ti guardo dettaglio per dettaglio, vorrei farti un ritratto ma mi sfuggono i lineamenti e si confondono con la parete mentre sollevi i capelli di donna contadina che sa curarsi e farsi voler bene…..orecchini scuri e linee perfette, colori che solo a tratti riconosco.
Strategici cambiamenti di posto si svolgono tra i tavoli per illudersi di scegliere gli occhi che piu’ ci piacciono.
Vorrei essere abbronzato come te, come i fratelli schiavi, castigati dal lavoro alla vendita in giro per strada, collanine e hashish, non permettendosi neanche il porta a porta , ma dacci dentro fratello, buttagli addosso la rabbia del tuo colore come il vagito di un bambino.
Lo stesso bambino che la giovane donna tiene a bada nella sua culla fra un sorso e l’altro, empatia di madre che sa quando portarselo in spalla e fargli appoggiare il collo sul suo seno.
Liquidi organici, di mammella, vaginale succhi, succhi gastrici,espettorato ; tutto si mescola sotto le mie scarpe da barbone bohemien poco ricercato di questi tempi.
Ti prendo la mano e accarezzo i monili che porti, anelli d’altri uomini che ti hanno amato meglio di me scorbuto e anarchico.
Ti faccio danzare tra queste sedie un ballo a me noto per rompere l’incantesimo che ci allontana ; ti stringo al petto e ti lascio improvvisamente….sfiori le sedie come un gatto e mi rimproveri la mancanza di precisione .
Vago lungo i sentieri dell’inconscio permettendomi di conoscere le mie debolezze e saltello come un saltimbanco tra i banchi e il bancone …ormai inconsapevolmente audace e irrispettoso di sguardi anonimi e stupefatti…mi lancio in urla e dialetti.
La gente spaventata vorrebbe andarsene ma resta per assistere al finale che di certo non lascero’ loro godere, bastardo come sono in certe situazioni, quando la carogna mi salta sulle spalle e per dire che e’ il mio momento: quello di agire , di sfottermene di tutto, di essere me stesso e allora ti bacio dolcemente e quasi di fretta sulle labbra , sfiorandoti il viso con la mano…approfittandone per sentire il tuo profumo e ordinando così il silenzio a tutto il berciare che segue questa scena da “Ultimo tango a Parigi” e penso ad un pezzo di burro……ahime’ , porco come sono in queste occasioni!
Odio il mangiafuoco che ondeggia nel castello del vicino imperituro coglione che troneggia in sosta vietata e luccicano le simpatiche lucciole per strada amando chi non sa amare e odiando chi sa odiare.
Vermiglio e oro sulle vesti di donna , musiche per amanti tra i muri bui della citta’ verde….urla di silenzio e urla di piacere simili per intensita’ mostrano la mezzaluna.
Arrivano genti e pastori nomadi volenterosi chimerici ambasciatori senza pena….annunciano che il gioco d’azzardo sta per iniziare ; i giocatori s’affrettino, le carte da gioco cadono dall’alto…e’ ora il momento del sorriso.
Biscazzieri venuti dal mare ordinano la presenza del parolaio magico addetto alle feste.
Maestralmente ordinanze straniere corrono in cerca di dolci avventuriere disposte al sollazzo….il mazzo di carte passa di mano in mano come un oggetto infuocato che imbroglia e confonde i pensieri dei solitari giochi per persone solitarie mangiate dal triste trucco di fine stagione.
Le scatole cinesi contengono amicizie, bambole bigotte e sorprese attese da secoli; contaminazioni acustiche e pachidermi usciti dal ventre selvatico del mondo .
Intanto i giramondo complici, addetti alle mense, spazzano il locale colmo di rifiuti e vuoto di gente…non serve piu’ il cameriere e s’infila nel dopolavoro con una tazza di te’ come compagna.